Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Roma, Camera dei Deputati, 25, 26, 27 e 28 febbraio 2002 PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, questo emendamento è finalizzato a correggere una gravissima distorsione costituzionale contenuta nel comma 3 dell'articolo 1 introdotto con un emendamento nel corso dell'esame in Commissione in sede referente. Il comma 3 dell'articolo 1 del testo al nostro esame recita "Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nell'ambito dei rispettivi statuti, adottano disposizioni idonee ad assicurare il rispetto del principio di cui al comma 1". Ci sono due gravi errori di carattere costituzionale. Il primo consiste nel fatto che con la dizione "Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano" si intendono sia le regioni a statuto ordinario sia le regioni a statuto speciale ma, in forza del primo comma dell'articolo 116 della Costituzione, gli statuti delle regioni a statuto speciale vengono adottati con legge costituzionale e quindi una legge ordinaria non può autorizzare le regioni a statuto speciale a modificare i propri statuti con legge regionale poiché si tratta di statuti garantiti con legge costituzionale. Il secondo errore è che a norma dell'articolo 122 del nuovo titolo V della Costituzione "Il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della regione" e non con gli statuti regionali. Ovviamente, in qualche modo, per le regioni a statuto ordinario, anche la legge con cui si adotta lo statuto, sia pure in forma rafforzata, come prevede l'articolo 123, primo e secondo comma, della Costituzione, è una legge della regione ma è tecnicamente un errore fare esplicito riferimento agli statuti. Per questo proponiamo di sopprimere le parole "nell'ambito dei rispettivi statuti". PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.13, accettato dalla Commissione e dal Governo. (Segue la votazione). Votazione dell'emendamento Boato 2.49. PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, con il mio emendamento 2.49 ed il successivo 2.53 - dico due parole anche su quest'ultimo per non riprendere in seguito la parola - riproduciamo gli articoli 2, rispettivamente, della legge votata dalla Camera dei deputati nel 1998, relatore Frattini, e della proposta di legge a prima firma Berlusconi, sia nella XII sia nella XIII legislatura. Mi limito a ricordare - per non portare via troppo tempo - che, nella proposta di legge di cui fu relatore l'attuale ministro Frattini, al comma 1 erano contenute due lettere che vengono riprodotte nel nostro emendamento. Il comma 1 diceva: "I soggetti di cui all'articolo 1 non possono..." - specifico che i soggetti di cui all'articolo 1 sono le autorità di governo - lettera e): "esercitare, anche per interposta persona, attività imprenditoriali private o ricoprire comunque incarichi..."; lettera f) "stipulare, anche per interposta persona, contratti relativi agli strumenti finanziari...". Questa è la proposta che il centrodestra, il centrosinistra, il relatore, il deputato allora Frattini, votarono in quest'aula. In merito a tali contenuti, nella giornata di lunedì, di ieri e di oggi abbiamo sentito ripetutamente affermare che si tratta di contenuti incostituzionali ed inaccettabili. Qualche collega ha affermato - è stato detto più volte, ma lo ripeto, visto che il relatore apparteneva al gruppo di Forza Italia ed il primo firmatario dell'altro provvedimento era Berlusconi - che si vogliono imporre posizioni comuniste al Parlamento. Tutto ciò lo trovo paradossale ed è indecente che sia questo il livello (ho sentito accenti che non mi sono piaciuti anche dalla mia parte politica). Che, tuttavia, vi sia stata una certa risposta a proposte di legge che hanno avuto come relatore Frattini, che anche il centrodestra aveva votato, a proposte di legge che hanno avuto come primo firmatario Berlusconi, sulla base dell'accusa ideologica farsesca di comunista o sull'accusa giuridica farsesca di incostituzionalità, lo trovo desolante. Ho condiviso e accettato lo spirito con cui qualche collega ha parlato oggi e, forse, le tensioni che vi sono state hanno indotto finalmente qualche collega del centrodestra a parlare (ho ascoltato, con assoluto rispetto, gli interventi dei colleghi Bondi e Tabacci). Tuttavia, ciò che emerso - lo ha detto poco fa il collega Soda - è che Tabacci, che ha svolto un discorso assolutamente corretto ed equilibrato, ha sostanzialmente affermato che, nelle condizioni attuali, non si è neppure in grado di votare nuovamente i testi che sono stati - lui non era presente - votati unanimemente alla Camera, nella scorsa legislatura, con relatore Frattini. Ripeto, non è l'Ulivo che ve lo propone, ma Boato ed Intini. Vi proponiamo a tutti di votare i testi che sono stati proposti nella scorsa legislatura. PRESIDENTE. Avverto, lo dico anche ai membri della Commissione, che l'ultima parte della lettera b) dell'emendamento Boato 2.49, che recita: "salvo quanto previsto dall'articolo 1, comma 3, lettere b) e c)" risulta preclusa; viene allo stesso modo espunta la stessa espressione riportata con identica dizione nell'ultima parte della lettera e) dell'emendamento in esame. È d'accordo, onorevole Boato? MARCO BOATO. Sono assolutamente d'accordo; anch'io ho rilevato queste preclusioni che si stanno creando di volta in volta, man mano che si procede. Signor Presidente, per quanto mi riguarda, le considero scontate e, se è d'accordo, può evitare di leggerle tutte le volte che risulti necessario. PRESIDENTE. Le sono grato per questa collaborazione e sono lieto dello spirito... MARCO BOATO. Sono assolutamente ovvie... PRESIDENTE. ...che mi pare aleggi in questo pomeriggio più disteso, mi auguro. MARCO BOATO. Se le proposte emendative vengono bocciate - mi auguro che questa, invece, venga approvata - ovviamente si creano preclusioni assolutamente comprensibili sul piano regolamentare. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sabattini. Ne ha facoltà. ( ... ) Votazione dell'emendamento Soda 2.5. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. C'è il collega Rizzi che è un po' agitato, ma penso che ascolterà lo stesso. Signor Presidente, oggi ho ascoltato con molta attenzione ed interesse il collega Tabacci. A proposito dell'emendamento Soda 2.5 e di questo provvedimento, vorrei riportare le parole di Berlusconi, Frattini, La Loggia di oggi, cioè del 4 ottobre 2001, quando hanno presentato il disegno di legge del Governo. Non credo che Silvio Berlusconi abbia scritto lui, materialmente, queste pagine; è più facile che le abbia scritte il ministro Frattini o gli uffici, ma, comunque, sono firmate da loro. Nella relazione essi dicono: "Nel corso della campagna elettorale" - è il tema che abbiamo discusso stamattina insieme all'onorevole Tabacci e all'onorevole D'Alema, per intenderci - "è stato ampiamente dibattuto il problema del conflitto di interessi. La mancata soluzione legislativa di tale problema è stata segnalata da una certa parte politica all'elettorato come un'anomalia tale da comportare un rischio rilevante per la vita democratica del nostro paese. Di conseguenza, le scelte politiche degli elettori" - e credo che questa sia anche la tesi di Tabacci - "si sono espresse nella piena consapevolezza di tale anomalia". Ma aggiunge il testo: "Il fatto che la maggioranza degli elettori non abbia ritenuto che essa fosse ostativa all'investitura popolare per il governo del paese, non può considerarsi, tuttavia, come un'evenienza tale da travolgere il problema o da rimetterne la soluzione alla prassi. Si tratta di cogliere il profilo etico della questione" - lo ripeto, il profilo etico - "e di tradurlo in una disciplina equilibrata, intesa a sancire, in ogni ipotesi di conflitto rilevante, la prevalenza dell'interesse pubblico, e ad impedire che sul responsabile svolgimento della carica di Governo possa pesare il sospetto di un esercizio non imparziale". Si sarebbe potuto scrivere in modo più stringente, più esplicito, tuttavia posso affermare che la sostanza della questione, in questa relazione, è posta correttamente non sono fazioso o settario; si dice: la questione non è stata risolta prima, è un'anomalia e la campagna elettorale si è svolta con la presenza questa anomalia; la gente sapeva cosa votava ma non è immaginabile che si possa eludere, successivamente, questa anomalia. Il testo del Governo (nella colonna di sinistra) dell'articolo 2 - al quale si accompagnava questa relazione - stabiliva: "I titolari delle cariche di governo, nel corso del loro mandato, non possono... c) ricoprire cariche che non siano puramente onorifiche o uffici o altre funzioni comunque denominate in società aventi fini di lucro". Anche qui, forse, siamo di fronte ad un testo poco stringente, ma è il testo che il Governo ha presentato con quella relazione. Poi, in Commissione, il ministro Frattini, la maggioranza di centrodestra ed il relatore Donato Bruno hanno approvato un testo (nella colonna di destra) che dispone qualcosa di molto diverso. La lettera c) diventa: "ricoprire cariche o uffici o altre funzioni comunque denominate, salvo che siano puramente onorifiche, ovvero esercitare compiti di amministrazione, in società aventi fini di lucro". Si specifica, quindi, l'amministrazione. Si è svuotato di contenuto. Nella relazione si afferma che non si può ignorare quest'anomalia che va affrontata sotto il profilo etico di una disciplina equilibrata. Viene presentato un testo legislativo - il primo che ha letto - e successivamente lo si stravolge, su iniziativa dello stesso Governo, che ha presentato la proposta di legge, e della stessa maggioranza, con l'attuale c), che, combinata con il nuovo comma 2, dell'articolo 2 - di cui parleremo tra poco - ha totalmente svuotato di contenuto questa disciplina. Altro che disciplina equilibrata! Si è detto bene nella relazione - posso persino sottoscriverlo - ma si è svuotata la portata normativa in sede di approvazione del testo in Commissione. Per questo motivo, proponiamo di sopprimere la lettera c) perché è stato operato l'inizio, completato poi con il comma 2, dell'articolo 2, dello svuotamento di qualunque rilevanza normativa del conflitto di interessi. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, dico pacatamente a tutti i colleghi, in particolare al collega Bondi ed al collega Tabacci, poiché hanno interloquito dialogicamente in quest'aula, tutti gli altri stanno zitti che credo si debba essere consapevoli che con questo comma 2, se venisse approvato dal voto dell'Assemblea, conseguentemente respingendo il nostro emendamento soppressivo, sostanzialmente metterete la pietra tombale su qualunque ipotesi di equilibrata normativa (uso l'espressione della relazione alla proposta di legge Berlusconi-Frattini-La Loggia) in materia di conflitto di interessi. Sostanzialmente, cioè, si vanifica la stessa possibilità di esistenza del conflitto di interessi, ed è questa la ragione che ha scandalizzato qualcuno all'esterno, ma chi si trovava in Commissione sapeva benissimo cosa stava succedendo. Questa è la ragione per cui il collega D'Alema, membro della I Commissione, consenziente con noi, è venuto in Commissione ad annunciare l'abbandono dei lavori dopo l'approvazione dell'emendamento 2.3 del Governo. D'Alema, in quella circostanza, ha detto - anche per noi - che non aveva più nessun senso lavorare in una Commissione che aveva iniziato i suoi lavori proponendo di aprire il confronto, di cercare convergenze, di fare audizioni e di elevare con equilibrio, al massimo livello possibile, la normativa in questione e, allo stesso tempo ci si è trovati di fronte ad un Governo e ad una maggioranza che impongono, ben al di là dell'originario disegno di legge del Governo, questo comma 2, il quale vanifica totalmente la possibilità dell'esistenza stessa del conflitto di interessi. Infatti, quando arriveremo ad esaminare l'articolo 3, in cui si parla di conflitto di interessi, parleremo di una materia che non esiste più. Signor Presidente, vorrei ci sia, passo dopo passo, la consapevolezza che le condizioni date, collega Tabacci, potevano essere diverse perché la proposta originaria del Governo è stata presentata ad ottobre, non dieci anni fa, e quella proposta originaria è stata snaturata con questo comma 2 dell'articolo 2. A tal proposito, vorrei leggere cosa diceva Silvio Berlusconi nella relazione alla sua proposta di legge quando, il 17 dicembre 1997, l'ha presentata: si tratta della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Berlusconi, Pisanu, Marzano, Calderisi, Prestigiacomo, Rebuffa, Bertucci, Di Luca. La relazione affermava: "descritte così le finalità poste dalla proposta di legge, si può procedere all'analisi degli strumenti messi a disposizione per realizzare il distacco fra le due sfere di interessi (pubblici e privati) incidenti sul medesimo soggetto. In particolare, il comma 2, parte dalla già constatata evidenza della variegata gamma di forme che le attività economiche in esame possono assumere. Si rende, quindi, necessario predisporre un sistema con molteplici opzioni di intervento che si possono modellare sulla tipologia delle attività economiche svolte; a tale fine, una volta accertato il carattere di rilevanza delle attività comunicate all'Autorità garante, questa dispone un termine entro il quale i soggetti interessati devono presentare un proprio piano mirante a realizzare l'effettivo distacco della gestione delle attività economiche dalla loro influenza". "In particolare", come scrive Berlusconi, "tale piano può disporre o l'alienazione delle attività economiche o il trasferimento fiduciario (anche ad un trust) della relativa proprietà o del godimento". Quando il dottor Confalonieri ha affermato le cose che ha detto (sono state citate precedentemente dal collega Bressa), lo ha fatto con assoluta lealtà intellettuale. Non si può far finta che il conflitto di interessi non ci sia e non si può dire autocraticamente - mi pare che sia quello l'avverbio - che se ne sarebbe occupato, perché basta l'onestà soggettiva. Bisogna arrivare ad una regolamentazione. Berlusconi, deputato, leader del Polo delle libertà, presenta, allora, quella proposta di legge con le motivazioni che ho letto; Berlusconi, Presidente del Consiglio, Frattini, ministro per la funzione pubblica, di concerto con La Loggia, ministro per gli affari regionali, presentano un disegno di legge che è molto più arretrato rispetto a quello del 1997 (vi ho letto la relazione allegata); successivamente, in Commissione, viene inserito il comma 2 dell'articolo 2 che ha sostanzialmente cancellato la possibilità di regolare il conflitto di interessi, legittimandolo sul piano istituzionale e giuridico. Ci si dice di confrontarci, di discutere, di non insultarci e di legittimarci reciprocamente, ma è quello che ho sempre fatto nella mia attività politica in quest'aula e fuori da essa, anche nei momenti di scontro più aspro. Tuttavia, non c'è una voce che si leva in quest'aula dalla Casa delle libertà (quando eravamo noi alla maggioranza voci dissenzienti si levavano, a cominciare da me e da altri, quando si proponevano misure da parte dei nostri governi che non condividevamo); non c'è una voce in quest'aula che assuma, con dignità, la consapevolezza della gravità di ciò che si fa, non con il disegno di legge originario, presentato dal Governo, ma con questa norma introdotta solo con la forza dei numeri in Commissione, che ha vanificato totalmente la possibilità dell'esistenza stessa del conflitto di interessi, salvo per la maestra di cui parlava qualcuno questa mattina (in tal caso, sì, si creerebbe una situazione di conflitto di interessi se diventasse ministro o sottosegretario). Perfino Confalonieri fa la faccia del povero imbecille con le cose che ha detto in quell'intervista pochi mesi fa. Se non ci si rende conto di quanto sta avvenendo e che questo comma (che non era previsto nel testo del provvedimento originario) deve essere soppresso, vuol dire che si chiede, si auspica il dialogo parlamentare (mi sto sgolando da giorni per cercare, sia pure nella passione, ma senza mai insultare nessuno, di coltivarlo), ma la sordità e starei per dire la militarizzazione politica della maggioranza è totale; pertanto, quando si afferma di voler dialogare, confrontarsi e legittimarsi reciprocamente, si citano parole a cui non corrispondono i fatti. (...) MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei dire adesso che con questo subemendamento, con un'operazione francamente indecente, si provoca un totale stravolgimento del nostro emendamento. Potete votare contro le nostre proposte emendative (lo state facendo da ieri, salvo che per un paio di emendamenti formali che avete giustamente accolto). Lo sfregio, il taglio sulla guancia per sfregiare, sarebbe meglio evitarlo, quanto meno in una situazione di assoluta non collaborazione politica come questa. La prima parte del nostro emendamento, che recita: "Al titolare delle cariche di governo che compie un atto o partecipa ad una deliberazione, in situazione di conflitto di interesse, o che incide, direttamente o indirettamente, sul patrimonio proprio o del coniuge o dei parenti entro il secondo grado, o di un'impresa o di una società dagli stessi controllata o sulla quale esercitano un'influenza notevole o che comunque ne dispongano"; con il subemendamento della Commissione vengono soppresse alcune parole e segnatamente: "o di un'impresa o di una società dagli stessi controllata o sulla quale esercitano un'influenza notevole o che comunque ne dispongano". Si cancella quindi tale rilievo dal contesto del conflitto di interessi. Fate a meno, allora, di subemendare il nostro emendamento. Bocciatelo, come avete fatto finora, senza sfregiare! Signor Presidente, questo subemendamento, così come formulato, a mio avviso, non avrebbe dovuto essere tecnicamente accettato dagli uffici, perché si compone di due parti, ...c'è qualcuno che ride lassù, tanto nessuno sta seguendo. Nessuno parla, nessuno interviene... DANIELE FRANZ. Non fare la morale! MARCO BOATO. La prima parte del subemendamento che ho appena letto sopprime, mentre la seconda, che, a mio parere, avrebbe dovuto costituire un diverso subemendamento, sostituisce. Cosa sostituisce? Nel nostro emendamento affermiamo che si applicano le pene previste dall'articolo 167 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, recante testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, ai sensi degli articoli 8 e 21 della legge 6 febbraio 1996, n. 52. Il subemendamento della Commissione cancella il testo della seconda parte e lo sostituisce con un diverso testo: "si applicano le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 3". Cosa prevede l'articolo 6, comma 3? L'autorità può adottare determinazioni generali concernenti: a) misure atte ad individuare e risolvere situazioni di conflitto di interessi; b) misure intese a rendere noti i casi... Mi perdoni, signor Presidente, ho dato lettura dell'articolo 6 nella versione che è stata soppressa. Do lettura dell'articolo 6, comma 3: a seguito degli accertamenti di cui ai commi 1 e 2, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato riferisce al Parlamento con comunicazioni e quant'altro. Se vuole, il presidente Bruno può dare lettura dell'intero comma 3. E allora mi rivolgo al Governo e alla maggioranza: si può non essere d'accordo con noi e non lo siete stati sin dall'inizio, ma vi abbiamo proposto soluzioni che hanno una loro coerenza, un loro rigore e una loro logica. Non le avete condivise! Ma sfregiare gli emendamenti, togliendo il riferimento alle imprese e il riferimento alle norme che colpiscono in materia finanziaria, è semplicemente un obbrobrio. Chiedo pertanto che vengano ritirati i subemendamenti presentati dalla Commissione; se la maggioranza vuole, come ha fatto finora, respinga l'emendamento oppure chiedo ai colleghi Soda e Bressa, che si pronunceranno, di ritirare l'emendamento Soda 3.4 e conseguentemente che non sia posto in votazione. È indecente questo modo di comportarsi. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà. ANTONIO SODA. Signor Presidente, mi rivolgo a lei che ha dichiarato ammissibile il subemendamento 0.3.4.1 della Commissione. Abbiamo emendato il testo del Governo affermando: voi volete prevedere sanzioni per quelle persone che, arrivate alle cariche di governo, compiano atti in violazione del dovere e della cura dell'interesse pubblico, finendo in situazione di conflitto di interessi. Questa è la logica di questo modestissimo, poverissimo e ininfluente testo del ministro Frattini. Quest'ultimo infine afferma: la sanzione per chi è colto in conflitto di interessi - prestiamo attenzione perché si tratta di quei pochi sprovveduti che rimangono, dal momento che gran parte dei soggetti non rientra nell'ambito soggettivo di applicazione della legge - si applicano le sanzioni di cui all'articolo 6, comma 3. Esse si sostanziano, udite udite, nella relazione al Parlamento. Allora abbiamo pensato: molti non ricadono in situazione di conflitto di interessi perché vi è la norma generale per cui non si configura conflitto l'esercizio di quei poteri nelle società; quelli che restano, se sono colti in una situazione in cui adottano un atto di governo per la cura dei propri interessi, che siano puniti almeno come lo sono gli intermediari finanziari, gli amministratori di banca o qualsiasi altro amministratore. Cosa fa allora il presidente Bruno? Mi dispiace, perché si è prestato a questa opera di manipolazione cavillosa, non degna di un Parlamento; per questa ragione mi appello a lei, signor Presidente. Il presidente Bruno non emenda il testo, non modifica il nostro testo, bensì lo svuota, con un'operazione di "taglia e cuci" degna di altre storie. Le chiedo allora se sia ammissibile questo subemendamento, nel quale non si modifica un'idea, ma la si distrugge, ritornando all'inutilità della sanzione. Molti non saranno in situazione di conflitto di interessi perché si prevede che non devono essere toccati; quelli che sono colti nel momento in cui compiono un atto per interessi propri, non devono essere puniti, bensì segnalati al Parlamento. Noi avevamo proposto allora che almeno fossero puniti come ogni altro amministratore. Se fate questa operazione di "taglia e cuci", allora o il subemendamento 0.3.4.1 della Commissione è inammissibile o, come primo firmatario, ritiro l'emendamento perché non intendo prestarmi a questo gioco, fatto di piccoli cavilli da legulei che non appartengono alla storia di questo Parlamento. (Applausi dei deputati del gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà. GIANCLAUDIO BRESSA. Sarò brevissimo, signor Presidente. Mi consenta, come diceva (Commenti) ...non c'è il copyright su questa espressione! PRESIDENTE. Onorevole Bressa, la prego, andiamo avanti. GIANCLAUDIO BRESSA. Mi consenta di pensare male, come diceva Malaparte, perché si pensa male, ma ci si indovina. ANTONIO LEONE. L'ha detto Andreotti! GIANCLAUDIO BRESSA. Andreotti lo ha mutuato da Malaparte. Vorrei dare una spiegazione a lei e al collega Boato. Credo che il subemendamento 0.3.4.1 della Commissione nasca da un intento molto preciso: dal momento che noi avevamo ipotizzato di chiedere il voto segreto su alcuni articoli, con tale subemendamento, che elimina il riferimento alle sanzioni penali, il voto segreto non poteva più essere richiesto. Questo è quello che avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani)! Avevate forse paura del voto segreto? Non ditemi che avevate paura (Dai banchi deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale si grida: "Nooooooo!") E allora, se non avevate paura - come io sono convinto, perché sarebbe stato assolutamente inimmaginabile pensare che voi poteste essere intimoriti dal voto segreto - per una questione di lealtà e di correttezza, ritirate il subemendamento 0.3.4.1, bocciate il nostro emendamento Soda 3.4 e facciamola finita qui (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)! MARCO BOATO. Questo vale per i due successivi! PRESIDENTE. Vorrei soltanto dire agli onorevoli Boato, Soda e Bressa che l'unica condizione di ammissibilità dei subemendamenti per la Presidenza è data dalla loro pertinenza alla materia trattata dall'emendamento cui si riferiscono e dalla loro accessorietà rispetto a quest'ultimo. In particolare, i subemendamenti devono essere riconducibili alla struttura dell'emendamento cui accedono, cosa che è avvenuta e, naturalmente, gli uffici si sono premurati anche di consultare i precedenti. Altro è il giudizio politico che voi legittimamente avete espresso e su cui io non voglio intervenire. ANTONIO SODA. Allora ritiriamo i nostri emendamenti Soda 3.4, 3.5, 3.6 e 3.7! MARCO BOATO. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ma come, uno parla e un altro chiede la parola? Prego, onorevole Boato. MARCO BOATO. Signor Presidente, tramite il relatore Bruno, vorrei chiedere alla maggioranza di centrodestra della Commissione, di ritirare i subemendamenti 0.3.4.1, 0.3.5.1 e 0.3.6.1 della Commissione, che incidono sui nostri emendamenti Soda 3.4, 3.5 e 3.6 e sui quali poi la Commissione potrà esprimere parere contrario. Li ritirino, esprimano parere contrario sui nostri emendamenti e li boccino; se non li ritireranno, siccome consideriamo indecente questo modo di operare, ritireremo noi i nostri emendamenti (Dai banchi deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale si grida: "Ohhh!"). DONATO BRUNO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. DONATO BRUNO, Relatore per la maggioranza. Giacché le emendative non sono nella mia disponibilità, ma è la Commissione che, dinanzi a quel testo, ha votato a maggioranza i relativi subemendamenti, se l'onorevole Boato ritiene di ritirare i suoi emendamenti, è padrone di farlo. Qualora, invece, ritenesse di non ritirarli, voteremo i subemendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). PRESIDENTE. Onorevole Boato, ritirate gli emendamenti Soda 3.4, 3.5 e 3.6? MARCO BOATO. Signor Presidente, confermo di ritenere indecente questo modo di comportarsi e annuncio il ritiro degli emendamenti Soda 3.4, 3.5 e 3.6 che, in modo indecente, la maggioranza della Commissione ha cercato di stravolgere. PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione del subemendamento 0.3.7.1. ANTONIO SODA. Signor Presidente, ritiriamo anche l'emendamento Soda 3.7. ( ... ) MARCO BOATO. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, devo rivolgermi a lei perché, oltre a presiedere l'Assemblea, è lei il titolare di questa decisione. A me pare si stiano confondendo diversi ordini di problemi e si rischi di fare dei pasticci. Immaginare che sia il Comitato dei nove - che è stato convocato poco fa senza che se ne desse un preavviso - a discutere su una questione che riguarda l'ammissibilità o inammissibilità... DONATO BRUNO, Relatore per la maggioranza. Non è questo il motivo per il quale ne ho chiesto la convocazione. MARCO BOATO. Questo è ciò che poco fa ha detto Elio Vito: dovete smentire lui prima di smentire me. Elio Vito poco fa ha detto che risultava opportuna una convocazione del Comitato dei nove perché in quella sede si sarebbe discusso di un'eventuale riformulazione per dichiarare ammissibile ciò che è inammissibile. PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Boato, mi consenta un'interruzione che serve a chiarire un fatto. In proposito voglio essere molto chiaro. Se il Comitato dei nove - onorevole Violante, sto rispondendo alla questione che lei ha posto - provvede non a dare un giudizio - perché non è competente - sulla ammissibilità o meno di questo emendamento, ma interviene con eventuali modifiche, subemendamenti, eccetera, questo è nel suo diritto; ma sia chiaro a tutti, destra e sinistra, che un emendamento diventa ammissibile non perché viene trovata una soluzione politica. Mi assumerò la responsabilità di dichiarare ammissibile o inammissibile l'articolo aggiuntivo a mio giudizio insindacabile dopo aver ascoltato tutti, e non perché si sia arrivati ad un compromesso di carattere politico extraregolamentare; questo non lo posso accettare (Applausi del deputato Petrella). Prego, onorevole Boato. MARCO BOATO. Signor Presidente, sono totalmente d'accordo con lei, quindi la ringrazio di questa interruzione e di questa precisazione. Volevo dire che questa è una responsabilità del Presidente della Camera, però bisognerebbe ascoltarci reciprocamente perché si tratta di una questione che lei deve decidere. Signor Presidente, mi pare che lei abbia espresso questo parere in modo problematico, riservandosi una decisione conclusiva. Mi permetto brevemente di porle delle questioni. La prima - non so se tutti i colleghi che sono arrivati adesso in aula sappiano di cosa stiamo parlando - riguarda l'ex articolo 12 della proposta di legge dell'Ulivo che prevede - ed il testo del Governo non prevede - due gradi di ricorso, di impugnabilità rispetto alle decisioni dell'autorità di garanzia in materia di conflitto di interessi. Quindi, il testo dell'Ulivo prevede un livello elevatissimo di garanzie giurisdizionali rispetto alle deliberazioni dell'autorità di garanzia, che il testo del Governo non prevede, forse perché non ci sarà nessuna deliberazione al riguardo da impugnare. Ma noi prevediamo l'impugnazione sia in appello sia con il ricorso per Cassazione. Questa è la materia, perché si sappia di cosa si sta parlando. Lei ha sollevato un'obiezione, ancora non definitiva, in relazione all'articolo 102 della Costituzione, secondo comma, sotto il profilo della costituzionalità. Vorrei ricordare, signor Presidente, che in quest'aula ho combattuto una battaglia, persa, affinché non si mettessero in votazione o perché venissero bocciati articoli previsti dal provvedimento Tremaglia che avevano e hanno, a mio parere, incostituzionalmente (ancora oggi sono convinto) limitato l'elettorato passivo dei cittadini italiani per le elezioni politiche, in violazione degli articoli 56 e 59 della Costituzione. Vorrei ricordarle, Presidente, che ho posto questa questione tante volte in quest'aula, ma lei ha dichiarato comunque ammissibile quanto stava accadendo. È stata approvata una legge che, su quel punto è, a mio parere, incostituzionale. Al riguardo, sarà poi la Corte Costituzionale a decidere sulla costituzionalità della medesima, qualora venga proposto un ricorso incidentale. Questa materia è molto più problematica della legge di cui ho parlato adesso, a mio avviso chiaramente incostituzionale. Secondo l'articolo 25 della Costituzione, primo comma "nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge". Nel caso venisse approvata la nostra proposta emendativa, introdurremo garanzie giurisdizionali, precostituendo per legge - in realtà non accadrà, perché la maggioranza boccerà la proposta emendativa sulle garanzie giurisdizionali formulata dall'opposizione - quello che sarà il giudice naturale in questa materia. Da questo punto di vista, l'obiezione che viene sollevata in relazione all'articolo 102, secondo comma, della Costituzione mi pare sia superata, per esempio, dall'articolo 7 della legge 16 gennaio 1989, n. 1, (che è in vigore), il quale recita: "Presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d'appello competente per territorio è istituito un collegio composto di tre membri effettivi e tre supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio...". PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Boato, non posso non interloquire. È, infatti, una legge costituzionale. MARCO BOATO. Signor Presidente, lei mi ha interrotto proprio nel momento in cui stavo dicendo che è una legge costituzionale; lo so benissimo perché ho il testo della medesima di fronte a me, ma non sarebbe immaginabile - lei lo sa meglio di me - una legge costituzionale che violi la Costituzione. Sarebbe, invece, immaginabile una legge costituzionale che modifichi la medesima. Mi sto riferendo ad una legge costituzionale di attuazione della Costituzione; non è una legge costituzionale che può violarla. Certo che è una legge costituzionale! Come vede, e concludo, si tratta di una materia delicata e complessa, tutto ciò è molto problematico, mentre in relazione alla questione dell'elettorato passivo dei cittadini era chiarissima la violazione degli articoli 56 e 59 della Costituzione. L'unica cosa che posso immaginare - questo si potrebbe fare in sede di Comitato dei nove - è specificare, nell'articolo aggiuntivo Bressa 6.08, quinto comma, ciò che era implicito a mio parere, cioè che sono impugnabili gli atti (...) esclusivamente nel distretto della corte d'appello di Roma, come nella legge costituzionale si fa riferimento al tribunale di Roma. Occorre specificare il distretto competente per questa materia; in dibattito lo abbiamo anche detto, ma nel testo non risulta. Ciò renderebbe molto più precisa questa norma e, a mio parere, vanificherebbe qualunque dubbio di ammissibilità. Successivamente lei deciderà. Ricordi, tuttavia, quale è stata la sua decisione in una materia molto più importante che abbiamo discusso con grande passione in quest'aula pochi mesi fa. ( ...) PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 6.22. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, per ragioni di tempo svolgo congiuntamente la dichiarazione di voto sugli emendamenti 6.22 e 6.24, entrambi a firma mia e del collega Intini. Signor Presidente, colleghi, si tratta di due emendamenti molto ampi e complessi che ricomprendono al loro interno una pluralità di articoli. Si tratta di emendamenti di grande rilevanza - sia per quanto riguarda l'emendamento Boato 6.22, che ora voteremo, sia per quanto riguarda l'emendamento Boato 6.24 - che ricomprendono il corpo degli articoli della proposta di legge votata nel 1998 in Assemblea (più volte già richiamata), proposta di legge che aveva come relatore l'allora deputato di opposizione Frattini; in particolare, l'emendamento Boato 6.24 riprende il corpo degli articoli della proposta di legge presentata nel 1997 da Silvio Berlusconi e dai principali esponenti di Forza Italia, a cominciare dal capogruppo di allora, l'onorevole Pisanu. Signor Presidente, voglio ricordare per l'ultima volta in questa sede - di fronte ad una norma quale quella che dopo avere respinto i nostri emendamenti la maggioranza, con il nostro voto contrario, approverà, norma totalmente evanescente e priva di qualunque incidenza effettiva in materia di conflitto di interessi (pensate, le nostre proposte sono state tacciate di incostituzionalità ed anche criticate, da alcuni colleghi, sul piano ideologico!) - che la proposta Berlusconi, e per certi aspetti, in modo più articolato, anche la proposta Frattini (per ragioni di tempo non la leggerò), prevedeva espressamente il ruolo dell'autorità di garanzia, nonché espressamente il fatto che venisse presentato un piano dal titolare dell'autorità di Governo soggetto al conflitto di interessi, piano che entro determinati tempi e con adeguate modalità doveva assicurare l'effettivo distacco della gestione dell'attività economica e della connessa influenza. Tale piano, si legge nel testo di allora, deve prevedere o la dismissione totale o parziale delle attività economiche, o anche la stipulazione di contratti o atti che abbiano ad oggetto il trasferimento fiduciario della titolarità o del godimento delle attività economiche a persone fisiche o ad un trust. Questo era il cuore di quella proposta di legge, ed il fatto di aver letto tali disposizioni in aula quando ci accingiamo a votare questi emendamenti che la maggioranza respingerà (la maggioranza, cioè, voterà contro gli articoli che erano stati presentati da Berlusconi e da tutta Forza Italia nel 1997, e voterà contro gli emendamenti che il centrodestra aveva approvato in aula nel 1998) fa emergere, al di là di ogni scontro ideologico e semplicemente con la forza delle proposte normative, l'enorme ed incredibile arretramento costituito dalla proposta che oggi, in Assemblea, viene sostenuta dal Governo e dal centrodestra. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 6.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione). ( ... ) Votazione dell'emendamento Bressa 6.7. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, il comma 3 dell'articolo 6 prevede quella che è stata indicata dal ministro Frattini e da altri come la grande sanzione politica: a seguito degli accertamenti di cui ai commi 1 e 2, quando sia rilevato dall'autorità il conflitto di interessi e la violazione delle norme, cosa succede? L'autorità riferisce al Parlamento con comunicazione motivata. Inoltre, nell'ultimo periodo si dice: "con la segnalazione è formulato un parere sulle misure idonee...". È bene che si sappia ciò. Io non mi faccio illusioni: ho finito da un pezzo di fare appelli al dialogo e alla collaborazione, perché qui c'è un muro totale, c'è una maggioranza che si sta dimostrando militarizzata politicamente. A me non è piaciuta l'espressione usata ieri da qualcuno: servi. Però, semplicemente, siete totalmente militarizzati sul piano politico-disciplinare; in quest'aula non c'è una persona dell'attuale maggioranza che esprima qualche perplessità, un dissenso, qualche preoccupazione, qualche riserva. Parliamo della grande sanzione politica. Ministro Frattini, lei aveva previsto ben altro tipo di sanzioni quando era relatore del progetto di legge in materia di conflitti d'interessi e quando era all'opposizione nel gruppo di Forza Italia. La grande sanzione politica: si riferisce a questo Parlamento dove, nel momento in cui stiamo approvando il disegno di legge, non c'è nella maggioranza una sola posizione problematica, non parlo di dissenso politico. Bene, l'autorità riferisce al Parlamento e questa maggioranza di centrodestra sarebbe quella che dovrebbe dare la grande sanzione politica alle autorità di Governo che avessero messo in atto un conflitto di interessi ed avessero violato queste norme? Ma non vi rendete conto del ridicolo di questa situazione? Semplicemente del ridicolo. Sarebbe meglio non introdurre queste norme. Ci si copre di ridicolo, in Italia e sul piano internazionale. Provate ad immaginare questo tipo di norme in qualunque altro paese a democrazia occidentale avanzata. È una farsa istituzionale. Una maggioranza militarizzata con una disciplina assoluta e che qua non parla mai: salvo due deputati che sono intervenuti ieri, non parla più nessuno. Una maggioranza compatta e assoluta, che vota, che non accetta il confronto su nulla, che, addirittura - come ha fatto ieri l'onorevole Bruno -, subemenda i nostri emendamenti per snaturarli, costringendoci a ritirarli (Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si grida: "Presidente!"). Una maggioranza che si comporta così sarebbe quella che dovrebbe sanzionare politicamente un'autorità di Governo? Ho finito, signor Presidente. PRESIDENTE. Non so se avete capito che più mi chiamate perché io interrompa, meno lo faccio, per principio. MARCO BOATO. Ho finito, signor Presidente. Mi pareva un punto rilevante da mettere in evidenza. Lo dico non per immaginare che ci ripensiate, ma perché almeno siate consapevoli di ciò che state votando. E lo dico pacatamente, anche se con passione, ma senza violenza neanche verbale. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. (Segue la votazione). ( ... ) PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Boato se insista per la votazione degli ordini del giorno presentati dal gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo. MARCO BOATO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione di tutti gli ordini del giorno presentati dal gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo tranne che per l'ordine del giorno Lion n. 9/1707/3 accettato dal Governo e chiedo di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, gli ordini del giorno del gruppo dei Verdi sono sette e sono firmati dai sette deputati della componente del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo. Il primo ordine del giorno, a mia firma, ricorda nella premessa quello che il Presidente dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha detto a noi, in I Commissione, in sede audizione e cioè che l'autorità ha già una serie di competenze che può e deve esercitare in materie che riguardano il pluralismo e così via, ma non ha competenze in materia di conflitto di interessi. Quindi l'ordine del giorno impegna il Governo a predisporre (e non a normare perché è il Parlamento che norma) le iniziative legislative necessarie all'adeguamento della disciplina che regola compiti e attribuzioni dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Perciò non ci prendiamo in giro. PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boato n. 9/1707/1, non accettato dal Governo. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
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MARCO BOATO |
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